Nel periodo attuale caratterizzato dallo sviluppo esponenziale della tecnologia, del ruolo sempre crescente della circolazione dell’informazione e specificatamente dell’uso massivo social spicca un elemento di grande fascino ed estrema attualità: il complotto.
Bisogna tener ben presente che le teorie del complotto sono esistite pressoché da quando l’umanità possa averne memoria, se non addirittura da quando i primati hanno iniziato ad aggregarsi in quelle che poi sarebbero state definite come le prime comunità.
Questo perché i soggetti, singolarmente e non, seguendo una teoria che potremmo cautamente ravvicinare per alcuni versi a quella dell’homo homini lupus di Thomas Hobbes, tendono a non fidarsi completamente dell’”altro” laddove per altro si intendano persone, gruppi specifici o sistemi ed organizzazioni come lo Stato. Di conseguenza, gli stessi soggetti tendono a rielaborare dati arricchendoli con i propri punti di vista, con le sensazioni o con i pensieri, molto spesso senza avere una sufficiente conoscenza della tematica in questione.
Ma come si formano queste teorie e perché così tante persone ne sono da sempre state così affascinate? La risposta a questa domanda può essere tanto semplice quanto complessa: in effetti la cosa, solitamente, non è razionale.
E’ perlopiù una reazione istintiva, poi sviluppata, causata dal non riuscire a comprendere un argomento o non voler accettare quanto derivato da un’autorità.
Prova di quanto detto sono le continue contraddizioni logiche o modifiche ad hoc per far funzionare la teoria anziché modificare il risultato in base ai dati che via via si riscontrano secondo il classico principio di falsificabilità di Popper.
Risulta utile quantomeno identificare e descrivere, seppur succintamente, alcuni elementi sociologici e le dinamiche dei gruppi complottisti :
Da principio, come già accennato, siamo alla presenza di soggetti apertamente contro il Sistema i quali molte volte si proclamano come unici dispensatori della verità costruendo la propria immagine sulla contrapposizione creata; ulteriore elemento particolarmente interessante da considerare è strettamente collegato alla paura nell’accettare che ci sia qualcosa nel mondo non derivante dalla mano dell’uomo.
Punto centrale delle varie teorie è certamente la considerazione che il complotto è sostanzialmente molto più intrigante per la mente di una piatta realtà, seppur logica e ben spiegata: difatti le teorie tanto sono più articolate quanto maggiormente riscuotono successi.
Ulteriore elemento che può costituire un capitolo a sé riguarda il ruolo che stanno avendo i social network nello sviluppo e diffusione delle teorie del complotto. In effetti l’uso massivo delle reti sociali di comunicazione costituisce un catalizzatore degli elementi appena elencati: l’utilizzo di questi mezzi di comunicazione di massa riesce a dar voce a chicchessia e ciò ha inevitabilmente portato una moltitudine di soggetti più o meno qualificati ad ergersi e professare teorie sicuramente originali e talvolta stravaganti, facendo molti proseliti.
Del resto, l’utilizzo di canali alternativi a quelli del Sistema, di nuovo, contribuisce a conferire quel fascino che accompagna ed alimenta il clima delle teorie complottistiche.
In conclusione potremmo sbilanciarci nell’affermare che l’esistenza delle teorie del complotto e dei suoi seguaci si protrarrà fintanto che esisteranno opinioni diverse in nome della libertà di pensiero e mezzi per la sua diffusione.
Ma d’altronde perché ci si dovrebbe fidare di quanto scritto in questo articolo? E se anche questo fosse frutto del Sistema?
Al lettore il divertimento di verificare.