L’articolo 21 della Costituzione italiana recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”
Nel dicembre del 1993, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito il 3 maggio come la giornata mondiale della libertà di stampa. Quasi trent’anni dopo, la libertà di poter cercare, impartire e ricevere informazioni rimane un aspetto saliente nella vita di ognuno. Infatti, l’UNESCO sottolinea come la giornata del 3 maggio rappresenti un monito per ricordare ai governi il bisogno di onorare i propri impegni nel rispetto della libertà di stampa, oltre ad essere una giornata di supporto per i media che soffrono restrizioni o abolizioni di tale libertà, nonché un’occasione per ricordare quei giornalisti che hanno perso la vita per scrivere la loro storia.
A questo riguardo, RSF – Reporters Without Borders – elabora ogni anno un indice denominato “World Press Freedom Index”, il quale compara i livelli di libertà di stampa di cui godono i media e i giornalisti in 180 diversi paesi e territori. Questo indice è basato sulla definizione: “l’abilità che hanno i giornalisti di selezionare, produrre e disseminare news nell’interesse pubblico in maniera indipendente da interferenze politiche, economiche, legali e sociali, e in assenza di minacce alla loro sicurezza fisica e mentale”.
Più precisamente, il punteggio è calcolato su due basi: una quantitativa degli abusi che si sono verificati contro i giornalisti nello svolgimento del loro lavoro e, più in generale, contro i media; e una qualitativa della situazione in ogni paese e territorio, basata sulle risposte di specialisti della libertà di stampa a un questionario disponibile in 23 lingue.
Purtroppo, ancora una volta, non emergono buone notizie. L’Italia si classifica alla 58esima posizione, dimostrando di trovarsi in una situazione definita “problematica” dalle etichette del RSF. La situazione peggiora ulteriormente se viene confrontata con il 2021, anno nel quale l’Italia si era classificata al 41esimo posto (scendendo quindi di ben 17 posizioni).
Il podio europeo vede Norvegia, Danimarca e Svezia. In fondo invece, la Grecia (108) ha rimpiazzato la Bulgaria. Il report di RSF sull’area europea e dell’Asia centrale identifica tre principali tendenze: la prima vede il ritorno dell’omicidio dei giornalisti in Europa; una seconda tendenza è identificata dall’ostilità che i giornalisti – spesso identificati con il governo – hanno dovuto affrontare rispetto alle misure pubbliche stabilite per fronteggiare l’emergenza pandemica (in alcuni paesi, fra cui l’Italia, sono stati assaliti e minacciati). Infine, alcuni paesi europei hanno istituito leggi draconiane contro i giornalisti.
E se il Presidente della Repubblica ha dichiarato che “La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un Paese”, si può affermare che l’Italia abbia ancora molta strada da fare.
di Alice Pradelli