Nel “Racconti di mare e di costa” Joseph Conrad scrisse che “il mare non è mai stato amico dell’uomo. Tutt’al più è stato complice della sua irrequietezza”. Questa frase oggi appare con un colore ed un significato diverso. I mari, nazionali e internazionali, sono, infatti, divenuti sempre più preponderanti nelle arene regionali con paesi sempre pronti a dettarne confini e demarcazioni.
Nelle ultime settimane mare e confini sono stati ampiamente discussi a largo delle nostre coste con le acque del Mediterraneo messe sulle prime pagine dei giornali divenuto oggetto di scontro a Bruxelles. L’unità europea, riscoperta con l’invasione dell’Ucraina e la difesa del confine orientale, sembra, infatti, essersi sgretolata sul confine meridionale, quello marittimo. I barconi in arrivo dall’Africa hanno, infatti, scalfito l’unità ritrovata (ri)aprendo le discordie tra Parigi e Roma con quest’ultima che, in un inedito asse con Atene, La Valletta e Nicosia, ha definito “increscioso e deludente” il mancato rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti (ANSA). Le acque mediterranee sono, dunque, tornate irrequiete -come le definirebbe Conrad- dopo anni di calma (apparente). La stessa Commissione UE ha provato a raccogliere i cocci anticipando un piano che regoli -nuovamente- le navi ong accelerando, in ultima battuta, l’attuazione del meccanismo di solidarietà concordato il 22 giugno 2022. La Commissione ha, inoltre, anticipato una revisione delle procedure operative standard per la ricollocazione al fine di “ottenere procedure più efficienti e rapide, anche per fornire un rapido sostegno agli Stati membri che ricevono arrivi via mare” (Correrie; ANSA; TG Com24). Insomma, la geografia del mare, del Mare Nostrum, è e sarà piuttosto movimentata, irrequieta.
Dall’altra parte del Mediterraneo, invece, alcune discordie sembrano rientrare. A sud-est, infatti, Israele e Libano si sono seduti al tavolo, settimana fa, per mettere -finalmente- la firma sui confini delle loro acque territoriali. La firma sul trattato, evento storico nelle relazioni internazionali della regione, ha riconosciuto la nuova linea di demarcazione marittima che porta sotto sfera israeliana il giacimento di Karish – e sotto sfera libanese il giacimento di Kana, anche se Beirut dovrebbe comunque corrispondere a Israele delle royalties per il gas estratto nella porzione che si trova nel suo territorio (LOLJ). La firma mette fine a decenni di ostilità demarcando chiaramente un confine, confine che inizierà ora a fare le fortune di Tel Aviv e Beirut che potranno, ora, sfruttare i preziosi giacimenti di gnl. La francese TotalEnergies e l’italiana ENI hanno, infatti, annunciato l’inizio dell’attività di esplorazione nel blocco 9 che si trova nelle acque territoriali libanesi (LOLJ) e un accordo quadro con Israele per “dare attuazione all’accordo sul confine marittimo” (Reuters). Questa volta la geografia del mar Mediterraneo ha riavvicinato due Paesi, paesi che sono, storicamente, distanti, nemici.
Ma è un altro il mare che angoscia tutti noi: stiamo parlando del Mar Nero e del destino di Ucraina e Russia che, ormai da 9 mesi, combattano, con Kyiv che strenuamente difende la sua integrità territoriale e marittima. Dall’inizio delle ostilità, infatti, la marina russa ha, dopo aver occupato illegalmente la Crimea e lo strategico porto di Sebastopoli nel 2014, fatto del Mar Nero uno dei teatri di guerra, dispiegando navi, sottomarini e droni. L’azione russa ha, così, messo a forte rischio l’integrità delle frontiere marittime regionali con diversi paesi, tra cui la Romania e la Bulgaria, che hanno più volte denunciato azioni ostili russe (esplosione di mine a largo delle proprie acque territoriali o contro le proprie imbarcazioni fino a incursioni nelle zone economiche esclusive…). Le ostilità hanno, così, confermato lo status di un mare a dir poco “irrequieto” riportando al centro del dibattito maree, coste e porti.
È, ormai, evidente di come i mari siano divenuti centrali nei dibatto internazionale e di come i loro destini possano decidere quelli di interi stati o persino continenti. Forse aveva proprio ragione Conrad a definire i mari come “complici” dell’irrequietezza degli uomini. Dai nostri mari, Mediterraneo, Nero, Azov passerà, infatti, non solo l’irrequietezza futura ma le geopolitica dei prossimi anni.
di Nicola Bressan
caporedattore ASIS Italy
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